Punture di insetti nei bambini: prevenzione e rimedi dalla nascita all’adolescenza

La bella stagione porta con sé zanzare, zecche e altri insetti pronti a pungere. Per quanto fastidiose, nella maggior parte dei casi le punture d’insetto non sono gravi e i sintomi (come prurito e gonfiore) si risolvono in poche ore o giorni . Solo raramente possono insorgere complicazioni serie, come infezioni della pelle, reazioni allergiche importanti o trasmissione di malattie infettive . Di seguito troverete consigli pratici per prevenire le punture e gestirle in sicurezza, con un focus su zanzare e zecche, i “nemici” più comuni delle giornate all’aperto.

Piercarlo

6/22/202511 min read

Zanzare e altri insetti pungenti

Le punture di zanzara e di altri insetti volanti (pappataci, tafani, moscerini) sono all’ordine del giorno nei mesi caldi. Nei bambini provocano i classici pomfi arrossati e pruriginosi, spesso più gonfi rispetto agli adulti a causa della pelle delicata dei più piccoli. Vediamo come proteggere i bambini dalle punture e come intervenire in caso di morso.

Prevenzione delle punture

Una puntura di zanzara sul braccio di un lattante: la reazione cutanea locale può essere pronunciata nei bambini, ma con semplici misure preventive si possono ridurre i contatti con le zanzare.

Barriere fisiche: la prima difesa contro le zanzare è evitare il contatto. Installate zanzariere a maglia fine su finestre, lettini e passeggini del bambino . Quando possibile, utilizzate anche l’aria condizionata o i ventilatori: il fresco tiene le zanzare meno attive . All’aperto, vestite i bambini con indumenti protettivi: maniche lunghe, pantaloni lunghi, calzini e scarpe chiuse (se non si muore dal caldo, ovviamente). Preferite colori chiari e tessuti leggeri (lino, cotone) per non far soffrire il caldo. Evitate invece vestiti molto sgargianti (possono attirare insetti) e non applicate profumi o lozioni profumate sui bimbi, perché l’odore dolce attira zanzare, api e vespe . Attenzione anche all’ambiente: eliminate l’acqua stagnante da sottovasi, secchi e altri contenitori intorno a casa, perché le zanzare vi depongono le uova . In giardino o terrazzo svuotate ogni settimana i ristagni e mantenete asciutti giochi e piscinette quando non in uso . Evitate, se possibile, di portare i bimbi nelle ore crepuscolari in zone paludose, risaie o vicino a pascoli e stalle, dove zanzare e tafani sono più abbondanti . Durante picnic all’aperto tenete cibi e bevande dolci ben coperti, perché attirano api, vespe e mosconi .

Repellenti cutanei: l’uso corretto dei repellenti può proteggere dalle punture, ma occorre scegliere i prodotti adatti all’età del bambino e usarli in sicurezza. In Italia i repellenti veramente efficaci sono registrati come Presidio Medico Chirurgico (PMC): controllate in etichetta questa dicitura, altrimenti si tratta di semplici cosmetici antizanzare privi di garanzie sull’efficacia . I principi attivi più comuni sono: DEET (dietiltoluamide), icaridina (detta anche picaridina o KBR 3023), IR3535 e il Citrodiol/PMD (paramentandiolo, derivato dall’eucalipto citrato) . Ecco qualche regola generale per l’uso sui bambini:

  • Neonati (0-2 mesi): nessun repellente sulla pelle. I bimbi così piccoli non vanno esposti a repellenti chimici . La loro difesa saranno solo le barriere fisiche: zanzariera su culla e passeggino, abbigliamento leggero ma coprente .

  • Lattanti fino ~2 anni: meglio evitare repellenti topici, se possibile . In questa fascia d’età la pelle è molto sensibile e assorbe facilmente le sostanze. Alcuni prodotti di derivazione naturale a base di Citrodiol/PMD (olio di eucalipto citriodora) sono indicati dai 3 mesi in su per offrire una protezione moderata , ma molti esperti – inclusa la Società Italiana di Pediatria – ne sconsigliano comunque l’uso sotto i 3 anni per possibili irritazioni . Quindi, per i più piccoli è preferibile puntare su zanzariere, abiti lunghi e magari dispositivi ambientali (piastrine, zampironi) tenendoli a distanza di sicurezza.

  • Bambini 2-12 anni: in caso di necessità, utilizzate solo repellenti con bassa concentrazione di principio attivo. Prodotti con concentrazione di DEET o icaridina al 10% o meno sono sufficienti alle nostre latitudini . Applicateli solo sulle zone scoperte (braccia, gambe), mai su occhi, bocca, mani o pelle irritata . Una piccola quantità va spalmata dall’adulto sulle proprie mani e poi distribuita sulla pelle del bambino, evitando di spruzzarla direttamente su di lui . Non eccedete con le applicazioni: in genere 1-2 volte al giorno sono il massimo consentito per questa fascia d’età , e solo se le zanzare sono molto aggressive.

  • Ragazzi oltre 12 anni: la pelle adolescenziale tollera meglio i repellenti. Sono consigliati prodotti con concentrazione medio-alta (fino a 20% di principio attivo) in grado di proteggere fino a 6 ore . In Italia non serve superare il 20%: i repellenti forti (30-50% DEET) sono riservati a viaggi in zone tropicali a rischio malaria, dengue, etc. . Anche per i ragazzi valgono le regole di prudenza: niente spray sul viso (meglio spruzzare sulle mani e poi applicare), evitare occhi e bocca, non usare su pelle lesa.

Repellenti “naturali”: attenzione, naturale non significa innocuo! Molti prodotti per bambini a base di oli essenziali (es. citronella, geranio, menta, eucalipto, soia) hanno efficacia limitata e breve durata . Inoltre, queste sostanze vegetali possono provocare irritazioni cutanee o allergie, specie nei più piccoli . Anche la icaridina, pur essendo un repellente di sintesi molto usato, è considerata meno efficace di DEET in condizioni critiche . In ambienti confinati (verande, giardini) si possono utilizzare zampironi o candele alla citronella, ma solo all’aperto e con cautela (tenetele lontane dai bambini, la combustione produce fumi potenzialmente tossici) . In casa, dopo aver protetto porte e finestre con zanzariere, potete accendere diffusori elettrici a piastrine o liquidi: usateli con una finestra socchiusa per garantire un minimo ricambio d’aria . Ricordate che questi emanatori contengono insetticidi (biocidi) autorizzati per uso domestico, sicuri se usati correttamente . Infine, se dovete applicare sia la crema solare che il repellente al bambino, non spalmateli insieme: mettete prima la protezione solare, fatela assorbire, e applicate il repellente dopo qualche minuto . Evitare comunque di combinare troppi prodotti: alcune creme possono aumentare l’assorbimento cutaneo del repellente , quindi meglio ridurre l’uso ai casi di reale necessità.

Cosa fare dopo la puntura

Nonostante tutte le precauzioni, è possibile che una zanzara riesca a pungere. Come comportarsi? In genere la puntura di zanzara provoca un pomfo arrossato, gonfio e pruriginoso. La prima regola è mantenere la calma e agire per alleviare il fastidio, evitando manovre aggressive che potrebbero peggiorare la situazione.

  • Non far grattare il bambino. Il prurito spinge a grattarsi, ma così si rischia di creare piccole ferite che possono infettarsi (impetigine) . Tagliate spesso le unghie ai bimbi e distraieteli dal prurito per quanto possibile. Se il prurito è molto intenso, considerate l’uso di un rimedio lenitivo o di un antistaminico su consiglio mio.

  • Pulire e lenire la zona. Lavate delicatamente la puntura con acqua e sapone. Applicate qualcosa di freddo (impacco con garza bagnata fresca o ghiaccio avvolto in un panno) per almeno 10 minuti: il freddo riduce gonfiore e prurito .

  • Rimedi dopo-puntura: in commercio esistono stick, gel e creme “dopopuntura” a base di ammoniaca, alcool, aloe, ecc. La loro efficacia non è comprovata scientificamente – spesso sono cosmetici senza azione antinfiammatoria reale . Alcuni inoltre contengono sostanze irritanti per la pelle sensibile (come l’ammoniaca stessa). Meglio non usare nulla, o al massimo prodotti molto semplici (es. gel di aloe vera puro) per dare una sensazione di sollievo. Se la reazione locale è più importante (pomfo molto largo, molto rosso e caldo), chiamatemi: potrei consigliare di applicare per qualche giorno una crema antinfiammatoria leggera (ad esempio a base di calendula o alfa-bisabololo) oppure, in caso di gonfiore marcato, una crema al cortisone per breve periodo . Sconsigliati invece gli antistaminici in crema: paradossalmente, sul bambino possono causare irritazioni o sensibilizzare la pelle al sole .

  • Riconoscere i segnali di allarme: la puntura di zanzara di solito guarisce da sola in 2-3 giorni. Contattatemi se notate che la lesione non migliora entro 2-3 giorni o si aggrava, oppure se compaiono segni di infezione locale (aumento del rossore, gonfiore duro e doloroso, presenza di pus).

Allergia alle punture di zanzara: mito o realtà?

Molti genitori riferiscono che il proprio figlio è “allergico alle zanzare” perché ad ogni puntura reagisce con ponfi enormi e molto arrossati. In realtà quella che vediamo è una reazione normale: il rigonfiamento e il rossore sono dovuti ai mediatori infiammatori che il sistema immunitario rilascia in risposta alla saliva della zanzara . I bambini, avendo una pelle più sottile e ricca di vasi, tendono a sviluppare ponfi anche di diversi centimetri di diametro, che possono durare più giorni rispetto agli adulti . Non c’è correlazione tra queste reazioni locali esagerate e il rischio di future allergie più gravi . In altre parole, un bambino che si gonfia molto per le punture di zanzara non è detto che sia allergico e soprattutto non è a maggior rischio di shock anafilattico se punto da api o vespe .

Va sfatato quindi il falso mito che un ponfo grande indichi un’allergia pericolosa. Quasi tutti i bambini manifestano una forma di “orticaria papulosa” o strofulo in estate, cioè tanti pomfi pruriginosi raggruppati sulle braccia e gambe dovuti a punture ripetute . È una sorta di ipersensibilità cutanea cronica alle punture, ma rimane confinata alla pelle (non evolve verso l’anafilassi). Solo in casi estremamente rari si osservano reazioni allergiche sistemiche vere alle punture di zanzara – note come Sindrome di Skeeter – con febbre e gonfiore molto esteso, ma anche queste tendono a risolversi senza conseguenze gravi con adeguata terapia antistaminica/cortisonica. In conclusione: i ponfi grossi non devono spaventare e non richiedono test allergologici. La priorità è alleviare il fastidio al bambino (ghiaccio, eventualmente antistaminico come già detto) e prevenire nuove punture il più possibile.

Zecche

Le zecche sono parassiti ematofagi (si nutrono di sangue) che possono attaccarsi sia agli animali che all’uomo. Si trovano soprattutto nei prati, nei boschi e nelle campagne dalla primavera all’autunno , ma possono annidarsi anche nei parchi cittadini. A differenza delle zanzare, le zecche non pungono volando, bensì aspettano sulla vegetazione e si aggrappano quando un ospite passa vicino. Amano le zone umide e ombreggiate, fino a circa 1500 metri di altitudine. Il morso di zecca è indolore – la sua saliva contiene sostanze anestetiche – per cui spesso ci si accorge di avere una zecca addosso solo ore o giorni dopo, magari vedendo un piccolo rigonfiamento o sentendo prurito nella zona . Ecco come proteggere i bambini dalle punture di zecca e come intervenire correttamente.

Come proteggersi dalle zecche

Abbigliamento adatto: quando si prevedono passeggiate nei boschi, campeggio, pic-nic nell’erba alta o escursioni in zone note per la presenza di zecche, vestite i bambini in modo strategico. Pantaloni lunghi infilati nei calzini, magliette a maniche lunghe ben aderenti ai polsi, scarpe chiuse (meglio se alte sulle caviglie) e cappello per proteggere testa e collo . Vestiti chiari aiutano a individuare più facilmente eventuali zecche che camminano sui tessuti. Evitate di lasciare i bambini a gambe e piedi nudi nell’erba alta . Se possibile, tenetevi sui sentieri evitando di addentrarvi tra cespugli fitti e prato incolto: le zecche stazionano sulle estremità di fili d’erba e arbusti, pronte ad aggrapparsi al passaggio. Meglio evitare le zone di erba alta e sottobosco fitto dove la densità di zecche è maggiore . Durante le soste, scegliete zone pulite o tenete il bambino su un tappetino/piantina, anziché seduto direttamente sull’erba.

Repellenti e ispezione: in aree ad alta infestazione di zecche, applicate un repellente adeguato anche per le zecche. I prodotti a base di DEET o icaridina offrono una certa protezione anche contro le zecche – ad esempio spruzzandoli su scarpe, calze e sugli orli di pantaloni e maniche del bambino . In commercio esistono anche repellenti specifici per zecche (contengono sostanze simili a quelle per zanzare). Attenzione: i repellenti riducono ma non annullano il rischio, quindi la misura più importante resta controllare bene i bambini a fine giornata. Dopo un’attività all’aperto, ispezionate tutto il corpo del bimbo: guardate in particolare le pieghe dietro le ginocchia, l’inguine, le ascelle, dietro le orecchie e tra i capelli . Le zecche spesso si attaccano in queste zone calde e umide. Date un’occhiata anche ai vestiti (eventualmente lavateli subito) e fate una doccia al bambino la sera: oltre a rimuovere eventuali zecche non ancora attaccate, allevia eventuale prurito da erba. Se avete animali domestici, utilizzate regolarmente gli antiparassitari specifici: cani e gatti possono prendere le zecche e portarle in casa .

Riconoscere e rimuovere una zecca

Identificare la zecca: le zecche appaiono come piccoli “bottoni” scuri attaccati alla pelle, di colore grigiastro o brunastro. Possono essere molto piccole (1-3 mm) se giovani o appena attaccate, e diventare più grandi e gonfie (fino ~1 cm) man mano che succhiano sangue . Spesso la pelle intorno al morso può arrossarsi leggermente o formare un piccolo pomfo una volta che la zecca viene tolta . A differenza di punture di zanzara o di altri insetti, il morso di zecca di per sé non provoca dolore immediato né prurito (questo compare semmai dopo) . Quindi bisogna affidarsi principalmente alla visione tattile: passare le dita sulla pelle dei bimbi può aiutare a “sentire” un corpuscolo duro (la zecca) attaccato. Le zone preferite: dietro orecchie e collo, attaccatura dei capelli, ascelle, pieghe degli arti, basso ventre.

Cosa fare se trovate una zecca sul bambino? Mantenete la calma. Può impressionare vedere il parassita attaccato, ma agitarsi rischia di far compiere gesti sbagliati. Rimuovete la zecca il prima possibile, perché più a lungo resta attaccata, maggiore è la probabilità di trasmettere infezioni (per la malattia di Lyme servono almeno 36-48 ore di attacco continuo) . Ecco come procedere correttamente per staccarla:

  • Pinzette a punte sottili: prendete una pinzetta fine (tipo da ciglia) o l’apposito strumento leva-zecche se lo avete. Afferra saldamente la zecca il più vicino possibile alla pelle, cioè sulla testa/rostro infilato, non sul corpo sporgente .

  • Trazione delicata ma costante: tirate verso l’alto con mano ferma, applicando una trazione moderata e continua . Non strappate con violenza, ma neanche esitate: lo scopo è far uscire l’apparato buccale dalla pelle intero. Non è indispensabile ruotare la pinzetta (alcuni lo consigliano, ma non c’è prova che ruotare aiuti davvero) . L’importante è non spezzare la zecca.

  • Non schiacciarla: durante la rimozione, evitate di schiacciare il corpo della zecca con la pinza o con le dita . Se si comprime l’addome, la zecca può rigurgitare fluidi potenzialmente infetti nel morso.

  • Niente rimedi “della nonna”: non applicate sostanze come olio, alcol, acetone, ammoniaca, vaselina, smalto o altri prodotti sulla zecca nella speranza di “stordirla” . Questi metodi casalinghi sono controproducenti: irritando la zecca, la inducono a rigurgitare saliva e batteri, aumentando il rischio di infezione . Allo stesso modo, non avvicinate fiamme o sigarette accese alla zecca (si rischiano ustioni al bambino e l’effetto è lo stesso: rigurgito del parassita). L’unica via sicura è la rimozione meccanica come descritto.

  • Disinfettare e controllare: una volta tolta, gettate la zecca (meglio se bruciata o immersa nell’alcol) e lavate bene la zona del morso con acqua e sapone, poi applicate un disinfettante (es. soluzione di iodio) . Lavate anche le mani con cura. Non insistete a rimuovere eventuali pezzetti residui di apparato boccale se malauguratamente si spezzano sottopelle: di solito un puntino nero rimasto nell’epidermide verrà espulso da solo nel giro di qualche giorno con il naturale ricambio cutaneo . Cercare di scavarlo con un ago rischia di provocare infezione. Meglio tenere semplicemente pulita la zona e controllarla nei giorni seguenti.

Se non ve la sentite di togliere la zecca, potete recarvi al più vicino ambulatorio o Pronto Soccorso: il personale sanitario la rimuoverà in pochi minuti (in genere viene considerato un codice bianco, quindi attesa permettendo) . In ogni caso, prima si rimuove la zecca meglio è, quindi se siete in grado fatelo voi stessi seguendo le indicazioni.

Dopo la puntura: segnali da osservare e quando consultare il medico

Una volta rimossa la zecca, in genere non serve una profilassi antibiotica immediata: gli esperti sconsigliano di dare antibiotici “preventivi” al bambino in assenza di sintomi, perché non è dimostrato che evitino la malattia di Lyme . È invece fondamentale osservare il bambino nei giorni e settimane successive per cogliere sul nascere eventuali segni di infezione.

Sorvegliare la cute per 10-15 giorni: il punto in cui la zecca ha morso va controllato quotidianamente. Se entro 1-2 settimane compare un arrossamento cutaneo anomalo, diverso dal piccolo rossore iniziale del morso, bisogna prestare attenzione. In particolare, l’allarme scatta se si sviluppa un’area arrossata che si allarga in modo concentrico giorno dopo giorno, magari schiarendosi al centro – il classico eritema a “bersaglio” (a occhio di bue) . Questo segno, spesso accompagnato da lieve febbre e stanchezza, è indicativo dell’esordio della malattia di Lyme. In tal caso contattate subito il pediatra o un medico: con una terapia antibiotica tempestiva l’infezione di Lyme si cura molto bene e in pochi giorni la chiazza scompare . Al contrario, ignorare l’eritema migrante permetterebbe alla Borrelia (il batterio di Lyme) di disseminarsi nell’organismo, causando dopo settimane disturbi più seri alle articolazioni, al cuore o al sistema nervoso . Fortunatamente, presi in tempo, i bambini guariscono completamente dalla malattia di Lyme con la terapia adatta . Oltre all’eritema migrante, altri segnali da non sottovalutare nei 30 giorni dopo un morso di zecca sono: febbre alta improvvisa, mal di testa forte, dolori muscolari/articolari diffusi, linfonodi ingrossati, debolezza generale . Anche la comparsa di una lesione scura, tipo crosticina nera ulcerata nel sito del morso (tache noire), merita una valutazione medica perché può indicare un’infezione da Rickettsia (febbre bottonosa) . In tutti questi casi, meglio far visitare il bambino: il medico deciderà se fare esami (es. test sierologici) e iniziare eventualmente una cura antibiotica mirata . Ricordiamo che non tutte le infezioni da zecca danno sintomi evidenti: ad esempio, non sempre compare l’eritema migrante anche se la Borrelia è stata trasmessa . Dunque, se il bimbo è stato morso in una zona a rischio, il pediatra potrebbe prescrivere terapia antibiotica anche in base al solo sospetto clinico, senza attendere conferme dagli esami .

In assenza di segnali sospetti, comunque, potete stare relativamente tranquilli. La maggior parte dei morsi di zecca non causa malattie – si stima che meno del 5% delle zecche trasmetta la Borrelia agli umani. Continuate semplicemente a monitorare il bambino per un mese circa. Se non succede nulla in quel periodo, l’episodio può considerarsi concluso.

Repellenti per zanzare e zecche consigliati per fascia d’età